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Prima mi mostrasti paesaggi aperti...

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Prima mi mostrasti paesaggi aperti

e raggiungibili traghettando fiumi

                                                    città reali

ma ideali nel loro verde respiro

 

ora non aprirmi agli occhi

la tua casa scrostata e vecchia

                 muffita

quest'appartamento stanco

per rivoli d'acqua fin sulle pareti

 

                   (tu vecchia

                   attraversando il fiume

                                                     giovane invece

                   dentro le stantie mura)

 

queste stanze disertate

anche dal mobilio caro

 

E dimmi che sai bene

                                  come bocca non serva

solo a profferir parole

 

quell'ingorgo di vocali

        agglutinarsi di strette vedute

su di un mondo che si chiude

                                si restringe

come inghiottitoio occluso

per troppità di suoni

incollati alla rètina

 

Dimmi del passeggiare a mano

per orti nuovi e nuove aiuole

in quel paesaggio aperto

                                      invece

 

 

 

(tratta dalla raccolta inedita

"Il mestiere e altri accidenti")

 Alberto Rizzi - 29/04/2019 20:37:00 [ leggi altri commenti di Alberto Rizzi » ]

Grazie; in tutta onestà devo confessare che, nel sogno che mi vedeva protagonista e sul quale è basata gran parte della poesia, la bocca della signora che mi mostrava paesaggi e poi la propria casa, serviva a cose sulle quali decisi di sorvolare al momento di scrivere il testo; e che allo stesso modo preferisco non spiegare qui nei dettagli.
Ad ogni modo vedi, Klara, le tue domande sono pertinenti: perché è compito di ogni poesia far sì che il lettore si interroghi - a proprio modo, sensibilità e misura - su determinati versi. Dunque, certo la bocca serve anche a respirare ciò che vediamo attorno, perché no? Immagine tra l’altro molto poetica, questa.

 Klara Rubino - 29/04/2019 09:45:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Una poesia molto profonda e particolare; è stato quel verbo "profferire" , il latinismo della doppia "f" che mette l’accento sul senso di portare avanti, mettere avanti a sé parole, costruendo barricate di suoni:

" E dimmi che sai bene

                                  come bocca non serva

solo a profferir parole

 

quell’ingorgo di vocali

        agglutinarsi di strette vedute

su di un mondo che si chiude

                                si restringe
come inghiottitoio occluso


 per troppità di suoni

incollati alla rètina".

E a cos’altro serve allora?

"Dimmi del passeggiare a mano

per orti nuovi e nuove aiuole

in quel paesaggio aperto

                                      invece"

Intendo questi bellissimi versi conclusivi nel senso che serva anche a respirare la bocca, ad accogliere e quindi ascoltare...il silenzio pure, che può possedere l’energia di spazi aperti.

 

 


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